Paternità
Ancora Under 26 (nel senso di vita e non di Bridge), osservavo nella nursery di Villa Maria un batuffolo rosa appena venuto al mondo; allineato agli altri papà commossi davanti al vetro del nido, contemplavo riconoscente la mia nuova identità. Pater, o babbo, come s’usa dire dalle mie parti.
Arrivato a quattro figli, di età varie, questo status mi veniva ricordato in tutte le frequentazioni, soprattutto a scuola. “Buon giorno! Allora lei è il babbo di…”, diventato nel tempo: “Professore mi perdoni, sono il padre di…”,  fino a Salso di recente, quando mi presento a Gianni Medugno: “Signor Presidente, la volevo salutare, sono …”, “Ah, che piacere il papà del nostro Giovanni!”.

Io, però, a Salso ero in veste di babbo di sette allievi del 1° anno, il loro “teacher”, come sono stato subito battezzato dalla più esuberante. In realtà mi domandavo che ci stavo a fare al seguito di adulti vaccinati che in fondo partecipavano solo ad un torneo. Rimuginavo fra me e me, intervallando chiacchiere, pioggia e caffè col mio amico Gavino Zedda, in giro per il Palacongressi. Dopo la prima sessione del Coppie, però, li ho visti tutti e sei uscire dal salone con lo sguardo di chi cerca una parola, un conforto, un complimento. “55 per cento cosa significa? Sono andato bene?” Inizio a capire che un bridgista esordiente è come un figlio piccolo, vuole essere tenuto per mano, desidera capire, ma non si fida dei suoi ragionamenti, cercando conferme. Altro caffè con Gavino, un’altra sessione. “42 per cento è un po’ poco vero?”, “Si può far meglio, ma tranquillo: domani vai via con un filo di gas!”, “Teacher, il mio partner non mi ha appoggiato nel primo colore!”, “Se stiamo a contare tutti gli errori… E poi ve l’ho detto, ricordate? Il vostro compagno è sempre un campione, non contestatelo mai”. Pater, o babbo, come s’usa dire dalle mie parti.
Ultima sessione, al bar con Gavino (ma non mi faranno male tutti questi caffè?), al rientro: “Teacher, grande prestazione!”. In effetti Daniela e Corrado saltano da metà classifica al 5° posto con un’ultima gara in testa, innaffiata dai vini Fornaciari. Ripenso a questa coppia: si è formata all’ultimo momento. Il duo originario non funzionava bene e anche se l’esito di un Campionato si misura con diversi fattori, mi spiaceva partire con le pile scariche. Mentre meditavo di intervenire con tutta la cautela possibile, ecco che chi doveva sentirsi dire no, mi ha anticipato proponendo un rimescolamento delle coppie. Coi figli grandi è più facile, imparano a camminare da soli.
Teacher! Siamo diventati lo zimbello ed il divertimento di Salso, ogni volta che la sessione a squadre andava benino, ecco l’urlo arrivare davanti al monitor dei risultati, abbraccio di rito e…
riprese di Mario Chavarrìa che, attirato dalle grida come un orso dal miele, era pronto a girare la manovella della telecamera. Siccome gli incontri sono andati quasi tutti bene, non si contano le riprese. Anche la tecnologia mi inseguiva: impegnato al primo piano con gli insegnanti, mi vedo arrivare un sms: “Teacher!”. Di corsa di sotto per l’abbraccio di rito.
Fine della fase eliminatoria a squadre, passano le prime sei. Noi siamo primi con un carry over di 3 sulla seconda; i nostri vicini di tavolo in albergo della squadra Arbarèe di Oristano, che hanno preso solo 9 punti nell’ultimo incontro proprio contro di noi, sono sesti a pari merito, ma entrerebbero in finale per l’esito dello scontro diretto. Non sono del tutto certi e stanno in ansia, stranamente sono perplessi anche i miei i quali, anziché gioire, si agitano inquieti. Che succede? Beppe mi dice: “Ho l’impressione che Sofia abbia assegnato a noi un 2 picche+1 che hanno fatto loro”. Chiediamo al direttore di controllare, è tardi, ci attendono a pranzo, ma noi testardi insistiamo. Trovato l’errore. “È vero, potrei rettificare, ma devo 
essere autorizzato dall’altra squadra”, “Ma siamo noi l’altra squadra!”. Ride stupito… “Beh, allora! Ecco fatto…”. Due V.P. volano in Sardegna e, con essi un punto di carry over tolto a noi. Mentre cammino veloce sotto la pioggia per non perdere i tortellini alla panna, penso: “E se quel punto ci farà perdere il Campionato?”. Ma vedo i miei nuovi amici (e figli), che ora hanno il coraggio di guardare negli occhi me, orgoglioso del loro gesto, che vale più di ogni medaglia. Pater.
Ventiquattr’ore dopo. La gara a squadre del 1° anno vedrà i nostri 
amici di Arbarèe vincere l’oro con lo stesso punteggio di Empoli, ma in vantaggio per lo scontro diretto. Quel punto! I bridgisti, i conti li sanno fare bene e non smettono mai di ringraziarci, ci abbracciano, ci baciano, ci sorridono.
È un bel giorno di sole. È domenica mattina: il giorno del Padre, o Babbo, come s’usa dire dalle mie parti.
Daniele Donati (maggio 2013)