Riflessioni
"il pallottoliere, il pompelmo e la moglie tedesca"
La F.I.G.B. ha realizzato, a livello nazionale, nelle scuole elementari, medie e superiori, un programma per la divulgazione del Bridge. L’Associazione di Rimini invia nelle scuole cittadine suoi rappresentanti, esperti giocatori, (si fa per dire) per insegnare le tecniche di questo gioco. Mi ero reso disponibile, ma hanno detto che non era il caso poiché c’era il rischio di fare più danno che altro. A Barricelli, uno di questi insegnanti, durante una lezione in una classe di prima media, un ragazzo ha detto – Prof, lui ha fatto vedere le sue carte al compagno da sotto il banco – Barricelli si è profuso in spiegazioni etiche e tecniche assicurando che, una volta imparato, non c’era bisogno di guardare le carte poiché, terminata la licita, tutti avrebbero conosciuto le carte del compagno alla perfezione. Sarà così, ma non mi spiego il motivo per cui nei tornei e anche ai tavoli liberi, nascono discussioni a non finire e anche litigi per non essersi capiti. Naturalmente la colpa è sempre del partner.
L’altro giorno Genghini ha portato un pallottoliere, lo ha posato sul tavolo e, assegnando a ciascun giocatore un colore, ha evidenziato, con una pallina, le “cappelle” del giocatore stesso. Ci sono state proteste, ma nessuno se l’è sentita di lasciare il tavolo. Qualcuno ha anche insinuato che l’artefice di questo marchingegno non fosse esente da strafalcioni e quindi bisognava mettere qualche pallina anche per lui, ma, come disse il topo ai compagni che avevano deciso di attaccare al collo del gatto un campanello per poterlo sentire quando si avvicinava: – Chi attaccherà il campanello al collo del gatto? – Così nessuno si azzardò a prendere iniziative del genere onde evitare rappresaglie. La cosa ebbe un certo effetto. Marietto disse che non sbagliava perché, a differenza degli altri, lui studiava. Allora Franco gli fece notare che le dispense erano scritte in italiano. Glauco spergiurava che i suoi non erano errori, ma distrazioni. Edo disse che si sarebbe assentato per alcuni giorni per curare certi interessi al Nord. Lele disse che non se la sentiva di invitare Nino per una partita perché, nell’ultimo torneo, erano arrivati ultimi per colpa sua. Nanni si astenne per un po’ dal dichiarare 3SA anche con soli sei punti e andare due o tre down. Adriano non fu preso in considerazione perche un solo pallottoliere non sarebbe stato sufficiente. Guerra invece non pendette di un capello. Disse che per lui arrivare penultimo nei tornei era un successo. Mus, tutto preso a corteggiare le signore, pur non riuscendo nemmeno a tenere le carte in mano, non ci fece proprio caso.
Per non compromettere i rapporti familiari, non parlerò dell’altro Parri; ma vi assicuro che anche per lui non basterebbe un capitolo a parte.
Dopo questi fatti si era instaurato nel circolo, un alone di buonismo. Tutti guardavano tutti con aria di commiserazione. Sorpresi Diego al bar che ordinava un pompelmo. - Diego – Dissi – Stai poco bene? – No – Rispose – Siamo vicini alla Quaresima, voglio fare qualche fioretto -
Poi ci sono gli angolisti, una progenie di “super esperti” che, appena si forma un tavolo, si precipita ai quattro angoli come risucchiata da un mulinello e, come se non bastasse, altri due o tre assistono in piedi. Tutti vogliono dire la loro sia durante la licita, sia durante il gioco e anche dopo. Sono tutti bravi, specialmente a carte scoperte. I due per eccellenza: Nanni e Talenti te li trovi dappertutto. Talenti gioca solo nei tornei, Nanni invece è ambivalente, gioca anche ai tavoli liberi, però, quando non è impegnato, salta da un tavolo all’altro come un grillo e mette becco in continuazione. I “vaffa” che si prende solo Dio lo sa. Era nata, ad un tavolo, una discussione per uno slam mancato. Lui dal fondo della sala, rivolgendosi ad un giocatore: - Somaro! Dovevi dire sei senza – E il giocatore: - Se vengo lì ti taglio la testa, per quello che ti serve! Cosi “ sei senza davvero” – Una citazione particolare va alle donne; sono carine, ma come si siedono al tavolo, diventano cattive, non ti perdonano una virgola. Imparano tutto a memoria, poi nel gioco della carta, quando c’è da ragionare, si perdono. Federico e la Rosy, Righetti e la Chiara sono persone squisite, ma quando queste donne giocano con i loro uomini, gli urli si sentono dalla strada. Se le poverette avessero dei peccati da scontare, quella sarebbe la via del Paradiso. Per questo gli sposati e i fidanzati non si mettono insieme nei tornei, ad eccezione di Secondo e la Barbara e Diego e la Francesca. I casi sono due: o si vogliono troppo bene, o da loro comandano le donne.
L’altra notte Genghini ha avuto un incubo: - Dovevi dire quattro picche! – Urlava. La moglie tutta impressionato lo sveglia: - Cosa essere Nino (la moglie è tedesca) stare male? – Quel serpente!, - Lui seguitava a urlare – Qui non essere serpenti diceva la donna ancor più preoccupata, essere camera letto. – Si! Quel serpente! Quando gioca con me ne combina di tutti colori, mi rodo il fegato, quando gioca contro caccia la scienza. Ieri mi ha surcontrato un tre senza ed è riuscito a farlo: io ho perso 1700 punti. –
Quando succedono queste cose, sotto, sotto me la rido, per me è una specie di rivincita, ma sono stato richiamato alla realtà quando Danilo Lunedei, l’ultimo arrivato, il principiante dei principianti, si è rifiutato di avermi come compagno in un torneo perché, secondo lui, sono troppo scarso. Questo mi ha dato da riflettere. Mi piacerebbe diventare un giocatore di buon livello, ma mi domando: - E’ il caso che alla mia età, debba ricominciare con il pallottoliere? -
Morale della favola: si gioca a Bridge perché siamo così o si diventa così perché si gioca a Bridge?

Alvaro Parri (febbraio 2012) [PRR 380]